venerdì 12 ottobre 2012

Sharon Tate

La luce invase la stanza con violenza. Il buio era stato padrone li per molti anni.
"Mette i brividi vero?" - disse Sara guardandosi intorno - "Si, ma è solo il concetto che hai di questo posto. Pensa di essere nella vecchia casa dei tuoi nonni." - commentò asciutto Gavin togliendo una torcia dalla cinta porta arnesi.
Dal retro della casa si sentì una voce che urlava: "Fatto! Andata?" - Gavin si sporse dalla porta ed urlò in risposta - "No! Credo abbiano staccato tutto! Dovremo arrangiarci! Vieni a dare un'occhiata, voglio un parere!".
Un ragazzo magro e slanciato in camicia hawaiana e jeans spuntò dal retro e si diresse verso l'ingresso - "Che vuoi sapere?" - disse rivolgendosi a Gavin. Per tutta risposta quello gli mise la torcia in mano e lo spinse attraverso la porta - "Voglio sapere se riesci a dargli la luce adatta con quello che abbiamo".
Stan puntò la torcia verso il lampadario ricoperto di ragnatele. Un tempo doveva essere stato uno splendore, in cristallo e ferro battuto. Ora gran parte dei prismi di cristallo erano rotti e molti giacevano sul pavimento con la piccola asola di aggancio che spuntava come un moncherino.
"Credo che anche un incompetente potrebbe fare qualcosa di favoloso qui! Si respira ancora l'odore di sangue" - disse Stan elettrizzato. Al sentirlo, Sara annusò l'aria, facendo scoppiare in una fragorosa risata gli altri due.
"Scusa Sara, è che delle volte, non capisco davvero se sei ingenua o cosa!" - disse Gavin cercando di non riprendere a ridere. Sara li guardò con la classica faccia di chi ha in mente solo un gigantesco punto interrogativo "Perché dici questo?" - chiese. Il ragazzo la guardò per qualche secondo, poi con un gesto della mano liquidò la faccenda - "Niente, tranquilla. Scarichiamo il furgone?".
I tre ragazzi si diressero verso il piccolo furgone rosso parcheggiato nel vialetto ed iniziarono a scaricare faretti e stativi. Sara prese una cartella e da dentro prese un foglio.
"Gavin.. qui dice INIZIO RIPRESE ORE 19.00, è una versione sbagliata del piano di lavorazione?" - il ragazzo le passò accanto con un grosso rotolo di cavi - "No no, è quello giusto". Sara scosse la testa - "Ma sono le 8 del mattino! Cosa facciamo qui da quest'ora?" - "Vedrai!" - rispose Gavin prima di oltrepassare la porta.
La ragazza andò sul retro del furgone - "Cosa dobbiamo fare prima dell'arrivo degli attori?" - chiese a Stan. Il ragazzo la guardò e con un sorrisone le rispose - "Vedrai!".


Ora la stanza era perfettamente illuminata. Stan sapeva esattamente come arrangiarsi con poco e non perdeva occasione per dare sfogo al suo talento.
"Bene, siamo pronti" - disse Gavin - "Qualcuno di voi è a conoscenza della leggenda di The Downward Spiral?" - gli altri due ragazzi scossero la testa - "I Nine Inch Nails, registrarono l'album all'interno della casa di Sharon Tate, la villa dove Charles Manson e la Famiglia massacrarono lei e tutti gli invitati. La leggenda dice che in alcune tracce dell'album, si sentano dei rumori che non sono stati inseriti dalla band" - Sara si alzò in piedi - "No Gavin! Avevi detto niente sperimentazioni macabre!" - e si incamminò verso la porta. Stan corse verso di lei per fermarla - "Tranquilla! Nessuna sperimentazione macabra. Ma non abbiamo scelto questo posto a caso. Qui, 20 anni fa, un padre di famiglia perse la testa e prima di suicidarsi, massacrò la famiglia, c'è chi dice con un fucile e chi sostiene che usò un martello. Il punto è il seguente: siamo bravi in quel che facciamo, ma ai festival, i nostri lavori vengono ignorati. Certo, il pubblico di nicchia ci adora, ma noi vorremo avere qualche riconoscimento ufficiale. Cosa potrebbe dare abbastanza rilievo ad una produzione a basso budget come la nostra? Pensa a The Blair Witch Project! Con una bufala e pochi dollari, hanno fatto un pezzo di storia del cinema. Suggestione, tutto qui".
Sarà si calmò - "Ma perchè venire qui da presto?" - protestò. Gavin le andò incontro e la abbracciò - "Una bufala, va saputa raccontare ed io sono un perfezionista, quindi voglio delle ambientali dell'ora esatta della carneficina. Un conto e dire di averlo fatto, un altro è farlo davvero! Non sentirai nulla, te lo assicuro" - si spostò verso il centro della sala, sotto il lampadario ed allargando le braccia disse - "Questo posto è morto come i suoi proprietari!". L'eco portò la voce di Gavin in tutte le stanze della casa. Quando il silenzio tornò a regnare, Sara, titubante ma decisa a fare quello che le chiedeva il suo regista, tirò fuori dallo zaino le cuffie, aprì il portatile e collegò il microfono.
"Datemi 10 minuti di silenzio assoluto ragazzi!" - disse, ma Gavin e Stan erano già dietro di lei e fissavano il monitor del computer.
Rec.


Il silenzio era totale, al punto di riuscire a distinguere chiaramente il suono del loro respiro.
A un certo punto, sullo schermo ci fu un leggero picco. Stan, senza dire nulla indicò il monitor e guardò Gavin che annuì con gli occhi spalancati. Un altro picco, questa volta leggermente più forte e costante. Il regista si morse un labbro eccitato per quello che stava avvenendo, mentre il fotografo si guardava intorno, leggermente allarmato. Un terzo picco, sempre più alto. Gavin si portò le mani davanti al viso e continuò a fissare lo schermo con gli occhi sempre più spalancati.
Un picco, un altro, un'altro ancora, come un battito cardiaco, regolare e continuo.
Silenzio. Sara non si era mossa, era rimasta immobile a fissare lo schermo. Solo quando fermò la registrazione, gli altri due si resero conto che stava piangendo.
"Sara, che c'è?" - disse dolcemente Gavin. La ragazza si alzò di scatto, togliendosi le cuffie e buttandole a terra - "Sei una testa di cazzo!" - disse singhiozzando - "Solo una grandissima testa di cazzo!" - spinse Gavin contro la parete e si diresse verso un angolo. Stan le andò dietro e le cinse le spalle, tentando di rassicurarla.
Il giovane regista raccolse le cuffie da terra e le indossò.
Play.


Silenzio e qualche leggero rumore di fondo. Dopo un paio di minuti, un suono acuto, distante. Ancora qualche minuto, il suono sempre più vicino e più distinguibile: il vagito di un bambino.
Gavin spalancò gli occhi. Il vagito divenne sempre più chiaro e all'improvviso un tonfo seguito da un altro ed un altro ancora. Man mano che i tonfi si susseguivano il giovane capì quel che stava ascoltando. Colpi di martello.

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