mercoledì 10 ottobre 2012

Notturno


Più la guardo e meno riesco a coglierne il senso, la forma. Sta sul soffitto della mia camera da letto, impassibile, come se la mia presenza non la riguardasse. So che basterebbe accendere la luce per cacciarla, ma non voglio.
La sua sinuosità, il suo senso così sfuggevole, mi affascina. Potrei perdermi in quei contorni dettati da chissà quale riflesso.
Sono immerso al suo scuro corpo. Navigo con la mente su quello che un tempo era il mio soffitto, così scontato, così candido. Ora, nelle tenebre della notte, costellato di ombre assume il fascino ancestrale di un quadro dipinto da un pazzo.
Il sonno mi ha abbandonato da tempo. Mi sembra quasi che quando sposto lo sguardo, le macchie si spostino, spinte da qualche oscura corrente, o da un burlesco gioco perpetrato alla mia serenità. Domani mi sveglierò, e scoprirò la banalità degli oggetti che le hanno proiettate, ma non ora. una pioggia di luce incandescente le ferisce per un secondo. Una macchina sfreccia a pochi metri da me, e la serranda filtra le sue luci, trasformandole in lame che tagliano le mie amiche.
Loro però sono resistenti, e in pochi secondi sono di nuovo al loro posto, beffarde e immobili.
Ora decido appoggio il mio dito sull'interruttore, preparandomi alla banalità di un soffitto senza ombre.

CLIC.

(2005)

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