martedì 9 ottobre 2012

L'antico Saggio

Con il cuore che batteva all'impazzata, Rithion si avvicinò al torrente. Il vento notturno accarezzava dolcemente il suo corpo nudo, facendolo rabbrividire.
"Ora, immergiti e lascia che l'acqua culli i tuoi sensi, dovete essere un tutt'uno" - disse il grohm con la sua voce stridula.
Il giovane si immerse nell'acqua, scoprendola tiepida, nonostante fosse una notte fredda. Sprofondò nel liquido fino al collo e tornò a guardare la sua guida.
"Ora, lasciati andare e lui verrà da te" - disse il grohm.
Rithion vuotò la mente dai pensieri e lentamente, il suo cuore smise di cavalcare come una mandria di satiri.
Chiuse gli occhi e lasciò che la corrente plasmasse la sua pelle e placasse la tensione dei suoi muscoli.
Quando riaprì gli occhi, vide inanzi a se il riflesso della luna sul fiume, allungato attraverso il dolce movimento dell'acqua. Nella sua mente, vedeva una sottile lama di luce, che lo chiamava a se.
Una voce distante, sussurrava suadente nei suoi pensieri: "Ora che sai dov'è, prendila e se sei pronto, essa sarà tua".
Allungò la mano, rilassato, ma timoroso nei confronti di ciò che avrebbe percepito. Man mano che le sue dita si avvicinavano al riflesso, esso rallentava il suo ondulare e quando stava per toccarlo, era immobile, galleggiava sulla superficie. Lo afferrò e la sua mano, percepì qualcosa di solido e freddo.
"Ora puoi uscire dall'acqua" - disse la voce distante - "e rinascere come una nuova essenza"
Man mano che la frase veniva pronunciata, si avvicinava e mutava, da calda e distante a vicina e stridula. Gelfed guardò soddisfatto Rithion ed in particolar modo, la spada che teneva in mano.
"Prima che si disciolga, rendila una parte di te" - disse il folletto.
Rithion, aprì il palmo della mano sinistra e poggiatavi al centro la lama, la fece scorrere contro la pelle, macchiandola di sangue. La gemma incastonata sull'elsa, che fino a quel momento era candida come la luna, si colorò di rosso ed il giovane stregone sentì una sensazione mai provata prima. Riusciva a contare le gocce d'acqua che scivolavano sulla sua pelle, nel vento, distingueva un canto soave e gentile, anche se malinconico e nell'aria, vedeva fluttuare centinaia di piccole luci, dal colore azzurro. Guardò Gelfed - Questo dunque è il potere che avete donato al mondo?" - disse in un sussurro, piegato dalla bellezza di ciò che lo circondava.
"Questo è un potere molto più antico. Vive in ogni cosa da prima che la coscienza potesse camminare" - rispose il grohm - "Vieni, ti mostro una cosa".
Prese la mano del ragazzo e si incamminò dentro il vicino bosco.



Non è facile descrivere la maestosità di un Saggio, la sensazione che si prova osservandolo è la certezza che lui si trovi li dall'alba dei tempi, con le lunghe braccia pallide protese verso il cielo e le dita dei piedi affondate nella terra. Il suo canto melodioso e triste riempiva le orecchie e l'anima di Rirhion.
"Questo è uno degli ultimi grandi Saggi, uno dei più antichi" - disse Gelfed facendo un profondo inchino davanti all'albero bianco - "Lo senti vero? Il suo canto". Lo stregone non rispose. Il suo petto si gonfiava e sgonfiava ritmicamente ed il suo cuore aveva ripreso il suo sfrenato galoppare. Aveva gli occhi sbarrati, ipnotizzati dal globo pulsante che si trovava tra le radici di quell'essere.
Gelfed notò il suo interesse e si avvicinò a quella strana escrescenza - "Questo, è il suo cuore. Tramite questo, convoglia le energie e le volontà della terra e le disperde nell'aria, affinché la magia possa diffondersi per il mondo. Anche solo sfiorarlo, dona un potere immenso" - spiegò.
Lo Sguardo del giovane stregone si illuminò di gioia, ma la sua bocca era deformata da un ghigno sadico - "E assumerne direttamente la linfa? Quanto potere da?" - mormorò. Il folletto lo guardò spaventato - "No Rithion, non è una cosa saggia bere direttamente dal cuore. La sua forza non è fatta per gli esseri umani. Sei davanti ad un antico Dio, mostra un po' di rispetto per la sua grandezza!".
Rithion non si mosse e la sua mano si saldò fermamente sull'elsa del suo nuovo athame - "Riesco a sentire la sua grandezza e la desidero. Diventerei il più grande, il più temuto, mi donerebbe l'immortalità. Questo dice la sua canzone". Il suo sguardo diveniva ogni secondo più cupo e folle ed il folletto, gli andò incontro.
"Rithion, non puoi.." - provò a dire Gelfed con tono gentile - "Zitto!" - disse lo stregone innervosito - "Non ho bisogno delle tue parole ora, folletto! Mi attira a se, lui vuole che io mi nutra da lui! Mi chiama!".
Il grohm indietreggiò intimorito - "Ti attira a se perchè la tua magia viene da lui, è normale, ma non farti ingannare dal tuo nuovo potere, tu non puoi sopportare così tanto.." - gemette Gelfed - "Io no, ma tu.." - disse Rithion mentre avanzava minaccioso verso il folletto. Lo afferrò per la gola e lo trascinò vicino al cuore pulsante. Vi si inginocchiò davanti percependone maggiormente lo sconfinato potere. Con la mano sinistra, affondò la lama dell'athame a fondo nell'escrescenza e subito, un acuto grido si levò tra le fronde maestose dell'antico Saggio. Gelfed si divincolava dalla presa dello stregone, ma era troppo tardi. Rithion poggiò le sue labbra sulla ferita pulsante ed il corpo del folletto si contorse, mentre un'ondata di luce attraversava il corpo del suo irato allievo e si riversava in lui, accecante, bollente, e potente.
L'urlo tra le fronde andò pian piano affievolendosi e Rithion smise di bere dal cuore. Allentò la presa dal grohm che ne approfittò per liberarsi dalla sua presa ed allontanarsi. Le lacrime colavano copiose dai suoi grandi occhi, mentre il suo nuovo padrone, inginocchiato tra le radici, levava lo sguardo al cielo e cantava - "Luce della terra, fuoco degli dei. Luce della terra, fuoco degli dei. Luce della terra, fuoco degli dei. Luce della terra, fuoco degli dei. Luce della terra, fuoco degli dei. Luce della terra, fuoco degli dei....".
Gelfed si coprì le orecchie con le mani ossute, ma quella canzone rimbombava nel suo petto, nelle sue vene e lo smembrava pezzo a pezzo.
Luce della terra, fuoco degli dei. Un Dio era morto ed ogni grohm del pianeta, ne piangeva la scomparsa.

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